Fonti del diritto

  • fonti di cognizione: atti e fatti che riproducono le norme giuridiche (Gazzetta Uff.)
  • fonti di produzione : indirizzano il modello di applicazione di codeste norme giuridiche.

Giudizio su Pericle di Tucidide 1/2

Τοιαῦτα ὁ Περικλῆς λέγων ἐπειρᾶτο τοὺς Ἀθηναίους τῆς τε ἐς αὑτὸν ὀργῆς παραλύειν καὶ ἀπὸ τῶν παρόντων δεινῶν ἀπάγειν τὴν γνώμην. οἱ δὲ δημοσίᾳ μὲν τοῖς λόγοις ἀνεπείθοντο καὶ οὔτε πρὸς τοὺς Λακεδαιμονίους ἔτι ἔπεμπον ἔς τε τὸν πόλεμον μᾶλλον ὥρμηντο, ἰδίᾳ δὲ τοῖς παθήμασιν ἐλυποῦντο, ὁ μὲν δῆμος ὅτι ἀπ’ ἐλασσόνων ὁρμώμενος ἐστέρητο καὶ τούτων, οἱ δὲ δυνατοὶ καλὰ κτήματα κατὰ τὴν χώραν οἰκοδομίαις τε καὶ πολυτελέσι κατασκευαῖς ἀπολωλεκότες, τὸ δὲ μέγιστον, πόλεμον ἀντ’ εἰρήνης ἔχοντες. οὐ μέντοι πρότερόν γε οἱ ξύμπαντες ἐπαύσαντο ἐν ὀργῇ ἔχοντες αὐτὸν πρὶν ἐζημίωσαν χρήμασιν. ὕστερον δ’ αὖθις οὐ πολλῷ, ὅπερ φιλεῖ ὅμιλος ποιεῖν, στρατηγὸν εἵλοντο καὶ πάντα τὰ πράγματα ἐπέτρεψαν, ὧν μὲν περὶ τὰ οἰκεῖα ἕκαστος ἤλγει ἀμβλύτεροι ἤδη ὄντες, ὧν δὲ ἡ ξύμπασα πόλις προσεδεῖτο πλείστου ἄξιον νομίζοντες εἶναι.

Dicendo tali cose Pericle cercava di far desistere gli Ateniesi dal risentimento verso di lui e di distogliere la loro attenzione dalle terribili condizioni presenti. Ed essi nella vita pubblica davano retta ai (suoi) discorsi e sia non mandavano più ambascerie agli Spartani sia si impegnavano maggiormente alla guerra, ma nella vita privata erano afflitti per le disgrazie, il popolo perché, partendo da beni più scarsi, era stato privato anche di questi, i potenti invece avendo perso bei possedimenti nella campagna in costruzioni e costose suppellettili, ma, la cosa più importante, avendo guerra anziché pace. Tuttavia, tutti quanti non cessarono certo di averlo in antipatia prima di averlo multato in denaro. Ma non molto più tardi di nuovo, cosa che la gente ama fare, (lo) elessero stratego e (gli) affidarono tutta la situazione, riguardo ai motivi per cui ciascuno soffriva nelle faccende private essendo ormai più malleabili, per le cose di cui invece l’intera città aveva bisogno ritenendo che (egli) fosse particolarmente degno. (trad. nostra)

Ὅσον τε γὰρ χρόνον προύστη τῆς πόλεως ἐν τῇ εἰρήνῃ, μετρίως ἐξηγεῖτο καὶ ἀσφαλῶς διεφύλαξεν αὐτήν, καὶ ἐγένετο ἐπ’ ἐκείνου μεγίστη, ἐπειδή τε ὁ πόλεμος κατέστη, ὁ δὲ φαίνεται καὶ ἐν τούτῳ προγνοὺς τὴν δύναμιν. ἐπεβίω δὲ δύο ἔτη καὶ ἓξ μῆνας· καὶ ἐπειδὴ ἀπέθανεν, ἐπὶ πλέον ἔτι ἐγνώσθη ἡ πρόνοια αὐτοῦ ἡ ἐς τὸν πόλεμον. ὁ μὲν γὰρ ἡσυχάζοντάς τε καὶ τὸ ναυτικὸν θεραπεύοντας καὶ ἀρχὴν μὴ ἐπικτωμένους ἐν τῷ πολέμῳ μηδὲ τῇ πόλει κινδυνεύοντας ἔφη περιέσεσθαι· οἱ δὲ ταῦτά τε πάντα ἐς τοὐναντίον ἔπραξαν καὶ ἄλλα ἔξω τοῦ πολέμου δοκοῦντα εἶναι κατὰ τὰς ἰδίας φιλοτιμίας καὶ ἴδια κέρδη κακῶς ἔς τε σφᾶς αὐτοὺς καὶ τοὺς ξυμμάχους ἐπολίτευσαν, ἃ κατορθούμενα μὲν τοῖς ἰδιώταις τιμὴ καὶ ὠφελία μᾶλλον ἦν, σφαλέντα δὲ τῇ πόλει ἐς τὸν πόλεμον βλάβη καθίστατο. αἴτιον δ’ ἦν ὅτι ἐκεῖνος μὲν δυνατὸς ὢν τῷ τε ἀξιώματι καὶ τῇ γνώμῃ χρημάτων τε διαφανῶς ἀδωρότατος γενόμενος κατεῖχε τὸ πλῆθος ἐλευθέρως, καὶ οὐκ ἤγετο μᾶλλον ὑπ’ αὐτοῦ ἢ αὐτὸς ἦγε, διὰ τὸ μὴ κτώμενος ἐξ οὐ προσηκόντων τὴν δύναμιν πρὸς ἡδονήν τι λέγειν, ἀλλ’ ἔχων ἐπ’ ἀξιώσει καὶ πρὸς ὀργήν τι ἀντειπεῖν. ὁπότε γοῦν αἴσθοιτό τι αὐτοὺς παρὰ καιρὸν ὕβρει θαρσοῦντας, λέγων κατέπλησσεν ἐπὶ τὸ φοβεῖσθαι, καὶ δεδιότας αὖ ἀλόγως ἀντικαθίστη πάλιν ἐπὶ τὸ θαρσεῖν. ἐγίγνετό τε λόγῳ μὲν δημοκρατία, ἔργῳ δὲ ὑπὸ τοῦ πρώτου ἀνδρὸς ἀρχή. οἱ δὲ ὕστερον ἴσοι μᾶλλον αὐτοὶ πρὸς ἀλλήλους ὄντες καὶ ὀρεγόμενοι τοῦ πρῶτος ἕκαστος γίγνεσθαι ἐτράποντο καθ’ ἡδονὰς τῷ δήμῳ καὶ τὰ πράγματα ἐνδιδόναι.

Per quanto tempo infatti fu a capo della città durante la pace, la guidava con moderazione e la custodì con sicurezza, ed (essa) divenne ai suoi tempi grandissima, e quando la guerra iniziò egli anche in ciò sembra aver calcolato le possibilità. Ma sopravvisse due anni e sei mesi; e quando morì, ancora di più si comprese la sua preveggenza nei confronti della guerra. Egli infatti disse che ce l’avrebbero fatta rimanendo entro i propri confini e curando la flotta e non cercando di conquistare ulteriore potenza nella guerra né correndo dei rischi per la città; ma essi fecero tutte queste cose al contrario e amministrarono altre situazioni che sembravano essere estranee alla guerra in base alle ambizioni private e ai guadagni privati, con danno per se stessi e gli alleati, (situazioni) che, risolvendosi con successo erano piuttosto motivo di onore e vantaggio per i privati, mentre se fossero fallite costituivano un danno per la città in vista della guerra. E il motivo era che lui, essendo potente per la dignità e per l’opinione ed essendosi rivelato chiaramente del tutto incorruttibile al denaro dominava il popolo con libertà, e non era guidato da esso più di quanto egli stesso lo guidasse, per il fatto di non dire qualcosa per compiacenza possedendo il potere sulla base di motivi non convenienti, ma, grazie al prestigio, potendo dire qualcosa anche contro il malcontento. Quando dunque si accorgeva che essi inopportunamente erano troppo temerari in qualcosa per eccesso di sicurezza, parlando li induceva col rimprovero al temere, e al contrario quando avevano paura senza motivo li riportava di nuovo all’aver coraggio. E a parole era una democrazia, ma di fatto un governo da parte del cittadino più capace. Invece i (suoi) successori essendo più simili essi stessi gli uni agli altri e tendendo al diventare ciascuno primo si volsero per compiacimento a concedere al popolo anche la gestione del potere.

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